Il territorio

Viterbo & dintorni

Scopri località e bellezze

Viterbo è un’antica città del Lazio ricca di storia e monumenti che risalgono fino al Medioevo, tradizioni ed eventi.

Hotel Viterbo ti accompagna alla scoperta delle bellezze di Viterbo e della regione della Tuscia consigliando luoghi d’interesse storico e artistico da visitare, descrivendo i dintorni della città, raccontando le tradizioni gastronomiche locali e gli eventi.

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Punti d'interesse nelle vicinanze

Caprarola - 24 km

Tuscania - 24 km

Bosco Sacro di Bomarzo - 25 km

Civita di Bagnoregio - 30 km

Bolsena - 30 km

Vulci - 60 km

Roma - 85 km

Cosa vedere a viterbo

Il Palazzo dei Papi con la sua loggia è l’emblema dello stile gotico diffusosi nel Lazio nel XIII secolo grazie ai monaci cistercensi. Edificato in piazza S. Lorenzo tra il 1255 e il 1266, possiede sia elementi legati all’edilizia monastica che difensiva che creano uno dei paesaggi architettonici più suggestivi della città.

Attualmente i locali del Palazzo vengono utilizzati dalla Curia e ospitano l’Archivio diocesano, la Biblioteca Capitolare e il Museo del Duomo la cui visita permette anche l’accesso alla Loggia e all’Aula del Conclave.

La ristrutturazione e l’ampliamento delle terme, effettuata nel corso degli anni da vari Papi, è il motivo per cui sono chiamate “Terme dei Papi”: pontefici come Gregorio IX e Bonifacio IX frequentarono spesso Viterbo per le sue terme.

L’attuale struttura presenta una piscina di oltre 2000 m2, fangoterapia, saune, massaggi, terapia magnetica, drenaggio linfatico, aree dedicate a cure inalatorie e per l’apparato respiratorio e osteoarticolare, ma anche malattie della pelle, calcoli renali, malattie dell’apparato digerente. Qualificati specialisti e staff dell’Università di Viterbo fanno parte del team che effettua le terapie ed i trattamenti.

É uno dei più antichi quartieri della città ed ha conservato meglio l’aspetto medioevale duecentesco: vie anguste che si aprono su piccole piazze circondate da edifici, torri, porticati con arcate a tutto sesto e “profferli” che raggiungono fiorite balconate.

Il fulcro del quartiere è Piazza S. Pellegrino dove si trova l’omonima chiesa, di epoca romanica, con al suo interno qualche frammento di affresco. Sulla Piazza si affaccia Palazzo degli Alessandri, costruito nella prima metà del XIII sec. L’edificio a tre piani possiede un’ampia balconata, un suggestivo arco ribassato e una variante del tipico “profferlo” viterbese che, invece di essere realizzato all’esterno, è costruito all’interno del muro del palazzo. La scala è decorata con un motivo a stelle ripetute sulle scaffalature sopra di essa.

Sul lato opposto si trova la Torre Scaciaricci, una casa con torre di quattro piani.

Santa Rosa nasce nel 1233 nei pressi di questo monastero e la leggenda racconta che a soli dieci anni aiutò a organizzare la resistenza popolare contro l’esercito imperiale di Federico II; fu esiliata dalla città e morì giovanissima nel 1251. Quando sette anni più tardi fu ritrovato il suo corpo mummificato, si decise di trasferirlo nel monastero della piccola e antica chiesa dedicata a S. Maria delle Rose che venne a lei intitolato. Attualmente il corpo della Santa è conservato nella chiesa, in una preziosa urna in metallo, capolavoro dell’orafo G. Giardini (1699).

Ogni anno, la sera del 3 settembre, si svolge una commemorazione che coinvolge l’intera città e prevede il trasporto di una struttura –“la Macchina di S. Rosa”– alta circa 30 m. e pesante più di 5 tonnellate, che viene portata a spalla da 100 facchini in un percorso che attraversa Viterbo e che si conclude presso la chiesa di S. Rosa.

Due ingredienti sono essenziali per la gastronomia viterbese: semplicità e autenticità.

  • Pasta: Per coloro che preferiscono una cucina più ricca, si consigliano le tipiche fettuccine (pasta fatta in casa) o i lombrichelli (spaghetti di acqua e farina), che cambiano nome secondo la zona: cavatelli, bighi, culitonni, brigoli e piciarelli ed il tradizionale “fieno” di Canepina (pasta molto sottile e leggera).
  • Carne: Tra i piatti a base di carne degno di nota è l’abbacchio, agnellino arrosto, in forno o “alla cacciatora” (stufato al pomodoro, con vino e salsa alle erbe) ed il fritto misto di cervello, fegato, carciofi e funghi.
  • Pesce: Il pesce, di costiera o di lago, è cucinato in tutte le sue varianti, tra cui la tradizionale “zuppa di pesce”.
  • Verdure: Le verdure sono un piatto molto popolare: fagioli in umido con cotenna di maiale cicoria fresca condita con aglio e acciughe. I più salutisti apprezzeranno sicuramente le “minestre” (Zuppe) con tutti i tipi di verdure.
  • Formaggi: Tra i formaggi del territorio, semplici ma gustosi, ci sono il pecorino (fatto con latte di pecora), caciotta, ricotta e mozzarella.
  • Vini e Dolci: La viticoltura è diffusa in tutta la regione grazie alle favorevoli condizioni climatiche; sono prodotti sia vini rossi che bianchi secchi (Est! Est!! Est! Colli Etruschi, Colli Cimini, Valle del Tevere), nonché i vini dolci (Cannaiola di Marta, Aleatico di Gradoli) un ottimo accompagnamento per i tradizionali dolci preparati con le nocciole e le castagne dei Monti Cimini.

E nei dintorni

Il piccolo borgo medievale di Civita di Bagnoregio (443 m. s.l.m.) si erge sopra sperone tufaceo, ed è raggiungibile solo tramite un suggestivo ponte. Dal paese si possono ammirare splendidi panorami sulla valle sottostante dove la rupe, sottoposta all’azione erosiva degli agenti atmosferici, prende le tipiche forme dei calanchi (bacini delimitati da creste e pinnacoli).

I monumenti da visitare sono: la Porta Santa Maria di origine etrusca, la chiesa di San Donato, che conserva preziosi cimeli storici e religiosi come la reliquia di Santa Vittoria, e la Grotta di San Bonaventura.

Il Bosco Sacro di Bomarzo è stato creato tra il 1552 e il 1580 per volontà del principe Vicino Orsini, parente dei Farnese.

L’idea era quella di realizzare un parco monumentale sulle pendici di un anfiteatro naturalecon fontane e grandi sculture in peperino, eseguite sfruttando i massi che già si trovavano in loco. Il parco presenta lo spirito e il clima culturale dell’epoca teso all’esaltazione di effetti scenici destinati a “suscitare meraviglia”.

Il parco, abbandonato e dimenticato per secoli, fu riscoperto e restaurato dal nuovo proprietario Giovanni Bettini a partire dal 1953; l’opera di molti artisti contribuì alla sua rivalutazione, primo tra tutti il geniale esponente del surrealismo Salvador Dalì (vedi l’opera Le tentazioni di S. Antonio” del 1946 ispirata appunto al Sacro Bosco).

La città di Bolsena, a circa 30 km da Viterbo, è posizionata sulla sponda settentrionale del Lago di Bolsena, formatosi oltre 300.000 anni fa a seguito al collasso calderico di alcuni vulcani della catena dei monti Volsini.

La sera del 23 luglio si svolge la Sacra rappresentazione dei Misteri di Santa Cristina, celebrata per la prima volta nel 1811 per volontà del frate francescano Francesco dei conti Cozza. Alcuni quadri viventi, detti Misteri, vengono allestiti per ricordare le sofferenze della santa bambina e la processione con la statua sosta davanti ad ogni rappresentazione percorrendo la strada dalla Basilica fino alla Chiesa del Santissimo Salvatore. I costumi e l’allestimento sono molto curati e le suddivisioni dei ruoli seguono una tradizione secolare. La mattina successiva la processione parte dalla Chiesa del Santissimo Salvatore fino a ritornare a Santa Cristina, sostando davanti a nuove rappresentazioni allestite.

La tradizione cristiana ricorda, inoltre, il miracolo eucaristico, avvenuto a Bolsena nel 1263 che ha dato origine al Corpus Domini. Un prete di origine boema, durante la celebrazione dell’Eucarestia sulla tomba di Santa Cristina, avrebbe avuto dei dubbi sulla transustanziazione e, d’un tratto, del sangue sgorgato dall’Ostia consacrata bagnò il corporale e i lini liturgici. Nel 1264 il Papa Urbano IV promulgò la Bolla Transiturus che istituiva la Festa del Corpus Domini.

Vulci, antica città etrusca oggi facente parte del territorio di Montalto di Castro nella Maremma laziale, si trova su una piattaforma calcarea lungo la riva destra del Fiora. Fu una delle più grandi città-stato dell’Etruria, con un forte sviluppo marinaro e commerciale con Grecia e Oriente, come testimoniano i sontuosi corredi funebri ritrovati nelle necropoli adiacenti, oggi sparsi nei musei di tutto il mondo.

Nelle necropoli che circondano la città, nelle località di Cavalupo, Ponte Rotto, Polledrara, Osteria, Campo di Maggio e Camposcala, si trovano migliaia di tombe dalle forme e tipologia diverse: fosse, tumuli, tombe a cassone, tombe a camera e tombe a corridoio. Tra le più note: il grandioso tumulo della Cuccumella (alto 18 metri e con un diametro di 75 metri), la Cuccumelletta e la Rotonda, la tomba François, quelle dei Tori, delle Iscrizioni e dei Due Ingressi.

Tra i monumenti più suggestivi trova posto anche il maestoso ponte detto del Diavolo (III sec. a.C.) che con i suoi 30 metri di altezza domina il fiume Fiora, nei pressi del castello medievale dell’Abbadia (XIII sec.).

Tuscania, comune distante da Viterbo circa 24 km, come molti comuni limitrofi e come tipico di questa zona del viterbese, sorge su sette promontori di roccia tufacea posti tra i fiumi Marta e Capecchio che dominano la valle del Marta, un’importante via di comunicazione e transumanza che univa, fin dalla preistoria, il lago di Bolsena con il mar Tirreno, nei pressi dell’attuale Tarquinia.

Caprarola, pur essendo immersa nell’antico territorio etrusco, getta le sue radici in epoca molto più recente: si hanno le prime notizie di insediamenti stabili intorno al XI secolo. Durante il medioevo fu contesa da diverse famiglie feudatarie, ma fu nel XVI secolo che conobbe il massimo splendore quando i Farnese, con la nomina a Papa Paolo III del cardinale Alessandro Farnese, e con la costituzione del Ducato di Castro, estesero notevolmente il proprio dominio costruendo fastose ville e castelli.

A Caprarola fu costruito il Palazzo Farnese di Caprarola che, inizialmente, doveva essere una residenza fortificata seguendo il progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. I lavori iniziati nel 1530 furono sospesi più volte e ripresi nel 1559 dal Vignola che lo modificò radicalmente: la costruzione, pur mantenendo la pianta pentagonale dell’originaria fortificazione, venne trasformata in un imponente palazzo rinascimentale. Al posto dei bastioni d’angolo, l’architetto inserì delle ampie terrazze aperte sulla campagna, mentre al centro fu realizzato un cortile circolare a due piani. Vignola fece tagliare la collina con scalinate in modo da isolare il palazzo ma integrarlo armoniosamente col territorio circostante. Inoltre, fu aperta una strada rettilinea nel centro del paesino sottostante, così da collegare visivamente il palazzo alla cittadina ed esaltarne la posizione dominante. Alla villa sono annessi gli “Orti farnesiani“, uno splendido esempio di giardino tardo-rinascimentale, realizzato attraverso un sistema di terrazzamenti alle spalle della villa, arroccati sul colle dal quale s’erge la costruzione e collegati con la residenza attraverso dei ponti.

Il Golf Club Le Querce si trova nella campagna laziale a 40 chilometri da Roma. L’impianto è stato progettato e realizzato dagli architetti americani George e Jim Fazio con David Mezzacane. È stato inserito nella Peugeot Golf Guide 2006-2007 tra i dieci migliori campi italiani.

Il percorso, formato da 18 buche più altre 3 d’allenamento e un organizzato campo- pratica, voluto dall’allora Presidente della Federazione Italiana Golf, Giuseppe Silva, è stato inaugurato nel 1990 e subito apprezzato per il modo in cui è stato sfruttato il terreno su cui sorge come l’utilizzo di un fosso a forma di ferro di cavallo che lo attraversa diventando un ostacolo naturale.

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